Kintsugi: riparare le ferite e i traumi con l’oro

Il Progetto

Kintsugi è l’antica tecnica giapponese che consiste nel riparare con l’oro oggetti di ceramica che si sono rotti.

Rompendosi, la ceramica prende nuova vita attraverso le linee di frattura all’oggetto, che diventa ancora più pregiato. Grazie alle sue cicatrici. L’arte di abbracciare il danno, di non vergognarsi delle ferite, è la delicata lezione simbolica suggerita dall’antica arte giapponese del kintsugi.

Per i nostri utenti la rottura è rappresentata dagli esiti traumatici della violenza e della tortura dai quali, attraverso il lavoro di assistenza e cura, cerchiamo di far nascere una nuova integrità della persona, trasformando il dolore in qualcosa di nuovo.

Da questo obiettivo nasce il progetto Kintsugi – finanziato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri con il fondo dell’otto per mille dell’IRPEF devoluto dei cittadini alla diretta gestione statale per l’anno 2016 – che vuole riabilitare, garantire protezione e avviare verso percorsi di inclusione sostenibile le persone bisognose di protezione, sopravvissute a tortura e traumi estremi. Il progetto pone particolare attenzione ai traumi da viaggio e cerca di elaborare risposte attraverso servizi di supporto multidisciplinari per prevenire il rischio di marginalizzazione sociale.

Chi abbiamo assistito?

Abbiamo assistito 259 richiedenti asilo, rifugiati e persone bisognose di protezione sopravvissuti a tortura o violenza estrema, nei paesi di origine o durante il viaggio per arrivare in Italia.

Cosa abbiamo fatto per la cura psicologica?

Il nostro personale medico-psicologico, a seguito del refferal degli operatori sociali e legali, ha effettuato 22 valutazioni della saluta psichica dei nostri beneficiari e della gravità delle eventuali psicopatologie riscontrate. Pianificando e garantendo i necessari interventi di carattere psicologico, psicoterapeutico e psichiatrico.

Per prevenire cronicizzazioni degli esiti della tortura e violenza, abbiamo offerto supporto riabilitativo a queste persone sin dalle prime fasi della permanenza in Italia. Inoltre il nostro personale medico-psicologico ha collaborato con i nostri legali e per elaborare una certificazione di tali esiti al fine di facilitare, anche attraverso la raccolta della storia e la preparazione all’Audizione con la Commissione Territoriale, il riconoscimento di una forma di protezione per i richiedenti asilo.

Deve essere sottolineato infatti che tra i disturbi più ricorrenti tra le persone che hanno subito violenza estrema si rilevano fenomeni di “amnesia dissociativa e fuga dissociativa” che comportano l’incapacità di  ricordare importanti e specifici eventi della propria storia personale e “disturbi della memoria” con alterazioni della memoria esplicita, in particolare della componente “autobiografica”, riguardante le tracce mnesiche di tipo emotivo, affettivo e personale dell’esperienza traumatica[1].

È evidente che un supporto per la preparazione nella fase dell’Audizione territoriale diventa di centrale importanza, laddove il riconoscimento dello status viene dato sulla base della coerenza, sostenibilità e credibilità del racconto della propria storia personale di persecuzione.

E per la tutela legale?

Oltre alla preparazione dei richiedenti asilo all’audizione, i nostri operatori assistono gli utenti per facilitare la fruizione di tutti i diritti riconosciuti. Li abbiamo accompagnati nell’iscrizione anagrafica, nell’ottenimento e rinnovo pds, nel procedimento di ricongiungimento familiare, nel confrontarsi con il Regolamento Dublino.

Perché l’assistenza sociale?

L’assistenza sociale ha il ruolo fondamentale di contribuire a prevenire forme di traumatizzazione secondaria legate alle inadeguate condizioni di accoglienza. Il nostro lavoro è facilitare un processo di integrazione  che passi dalla formazione per gli adulti, dalla scuola per i minori, dal lavoro, dalla possibilità di avere una abitazione autonoma.

Concretamente per il lavoro e l’istruzione?

Nel corso del progetto, abbiamo accompagnato i nostri utenti attraverso progetti di riqualificazione professionale per facilitare il loro inserimento lavorativo. Abbiamo insieme a loro costruito percorsi ed erogati contributi a copertura di spese per il riconoscimento dei titoli di studio, borse lavoro per la frequenza a corsi di formazione e tirocini.  Abbiamo sostenuto i nostri utenti nel pagamento delle spese relative all’iscrizione universitaria e all’acquisto dei libri.

Abbiamo sostenuto l’inserimento scolastico dei minori accompagnando le famiglie nella relazione con le scuole e sostenendo anche in questo caso i costi dei libri e delle attività extrascolastiche, necessarie per una piena integrazione dei ragazzi.

Abbiamo attivato tirocini presso le aziende operanti nella grande distribuzione a livello nazionale e internazionale, nel settore alberghiero, della ristorazione, dell’agricoltura, del bricolage, della meccanica e della sartoria.

E per la casa?

Nessun percorso di integrazione può dirsi compiuto senza una adeguata soluzione alloggiativa, per tale ragione abbiamo fortemente sostenuto i nostri utenti nel percorso di autonomia abitativa. Attraverso la ricerca di soluzioni alloggiative, il sostegno per l’espletamento delle pratiche amministrative e contrattuali, gli adempimenti relativi all’attivazione di nuovi contratti di locazione.

Abbiamo sostenuto i nostri utenti anche attraverso contributi di natura economica per il sostegno delle spese relative all’attivazione di nuovi contratti di affitto nonché al sostegno economico temporaneo per il pagamento di alcune mensilità.

Dobbiamo infatti sottolineare che a seguito dei cd Decreti sicurezza, l’accoglienza nei SIPROIMI è stata ridotta a soli 6 mesi e  che in questi non sono più accolte le persone titolari di protezione umanitaria. Ampliando la platea di quanti hanno necessitato di una soluzione alloggiativa anche a fronte di percorsi di integrazione lavorativa non completati.

Perché la musica e il laboratorio di riabilitazione?

Perché vogliamo offrire a richiedenti asilo e rifugiati vittime di tortura un percorso di riabilitazione psicosociale, attraverso un’opzione terapeutica non convenzionale per contribuire in modo efficace e duraturo al percorso di integrazione, incidendo positivamente sulle condizioni di marginalità sociale che accomuna questo  target.

Il laboratorio è stato avviato in collaborazione con l’Associazione culturale Controchiave.

La scelta di questa attività nasce dalla riflessione che un  laboratorio musicale offre ampie possibilità di espressione, comunicazione, interazione, condivisione e crescita. In particolar modo un laboratorio musicale di percussioni è accessibile a tutti, indipendentemente dal grado di conoscenza e preparazione musicale, invita all’ascolto di se’ e dell’altro, è esercizio fisico, aiuta a rilasciare tensioni; offre inoltre concrete possibilità di realizzare percorsi individuali e d’insieme atti a sfruttare a pieno gli aspetti formativi, educativi e, in generale, di crescita e realizzazione dell’individuo attraverso i canali del linguaggio e della creazione.

Dopo una prima fase di apprendimento, il progetto ha previsto esercitazioni di gruppo con l’orchestra “Fanfaroma”  nata all’interno di Controchiave, per poter partecipare insieme ad  a festival nazionali ed internazionali.

Le Storie

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Dopo la terra, il mare e poi ancora la terra. La storia di Edil.
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Le Esperienze

I Numeri

Il Laboratorio

La musica, come mezzo di espressione, è immediatamente comprensibile, è in grado di trasmettere un messaggio, sotto forma di emozioni, immediatamente conoscibile e interpretabile da tutti.
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Gallery foto

I protagonisti

Questo progetto è finanziato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri con il fondo dell’otto per mille dell’IRPEF devoluto dai cittadini alla diretta gestione statale per l’anno 2016.

Il laboratorio di riabilitazione con la musica è stato cofinanziato da     

Le opinioni espresse sono esclusivamente degli autori e non necessariamente riflettono le posizioni ufficiali della Presidenza del Consiglio dei Ministri.