Arrivi e salvataggi in mare

L’obbligo imperativo per gli Stati di tutelare la vita umana in mare attraverso operazioni di soccorso e la predisposizione di mezzi e personale necessario per gli interventi di ricerca e salvataggio in mare (SAR) è un consolidato principio di diritto internazionale dettato da diverse Convenzioni di diritto del mare.

Si tratta di norme sovranazionali che prevalgono su accordi bilaterali, Memorandum d’intesa e scelte politiche per il contrasto dell’immigrazione irregolare. E, nel caso in cui riguardano navi con a bordo migranti soccorsi in mare, tali norme vanno lette insieme ai principi contenuti nella Convenzione di Ginevra sullo status dei rifugiati del 1951. In particolare, il divieto di respingimento come stabilito all’art. 33: «nessuno Stato contraente espellerà o respingerà, in qualsiasi modo, un rifugiato verso i confini di territori in cui la sua vita o la sua libertà sarebbero minacciate a motivo della sua razza, della sua religione, della sua cittadinanza, della sua appartenenza a un gruppo sociale o delle sue opinioni politiche».

La Convenzione SAR prevede in capo allo Stato che ha coordinato il soccorso anche il dovere accessorio di assicurare che lo sbarco dei naufraghi avvenga in un “luogo sicuro”, obbliga infatti gli Stati a “…garantire che sia prestata assistenza ad ogni persona in pericolo in mare… senza distinzioni relative alla nazionalità o allo status di tale persona o alle circostanze nelle quali tale persona viene trovata” e a “…fornirle le prime cure mediche o di altro genere ed a trasferirla in un luogo sicuro.

I dati sui morti in mare nel Mediterraneo ci dicono che la rotta del Mediterraneo centrale che dalla Tunisia o dalla Libia porta in Italia o a Malta è la più fatale per i migranti: al 18 dicembre 2022 il numero delle persone che hanno perso la vita nel Mediterraneo è di 2.002 di cui 1.377 solo nel Mediterraneo centrale. Quasi il 70%.  

È sicuramente importante condividere un meccanismo con delle regole chiare e mettere in atto comportamenti trasparenti, ma non dobbiamo dimenticarci che la priorità assoluta è quella di salvare vite umane. 

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