Crisi umanitaria al confine tra Bielorussia e Polonia: proteggere le persone prima dei confini

Il Consiglio Italiano per i Rifugiati è gravemente preoccupato per la grave crisi umanitaria al confine tra Bielorussia e Polonia dove una strumentalizzazione crudele e disumana si sta consumando sulla pelle di uomini, donne e bambini in bisogno di protezione.

Quattromila persone (secondo le ultime stime), bloccate nei boschi al confine tra Bielorussia e Polonia, con pochissime scorte di beni alimentari e di prima necessità, costrette all’aperto in condizioni difficili ed esposte a temperature proibitive senza alcun intervento di tipo umanitario. La maggior parte sono siriani, afghani e iracheni, e molte sono le notizie di persone morte nel corso degli ultimi giorni.

Uno scontro quello tra Bielorussia e Polonia di cui a pagare le conseguenze sono uomini, donne e bambini, che, oltre a fuggire da guerre, persecuzioni, carestie e povertà, si trovano ad essere utilizzate in maniera strumentale per fini politici. Il tutto alle porte dell’Unione Europea.

Una crisi frutto del ricatto del premier bielorusso Lukashenko contro le sanzioni imposte dall’Ue.  Ma una crisi anche frutto dell’incapacità dell’Unione Europea di pensare ai migranti e ai rifugiati in termini diversi da quelli di una perenne emergenza e minaccia da cui proteggersi. È questa percezione della migrazione che permette di essere ricattati per la presenza di 4mila esseri umani.

Le uniche iniziative al momento messe in atto (e immaginate) da parte di Polonia e da alcuni dei rappresentanti delle istituzioni comunitarie vedono il respingimento di queste persone e la protezione delle frontiere come principale obiettivo: la Polonia si sta preparando a schierare 15mila soldati a rinforzo del controllo delle frontiere mentre il Presidente del Consiglio Ue, Charles Michel, in totale dissonanza con altre istanze comunitarie, sembra in qualche modo avallare la proposta – già sollevata da alcuni Stati membri – della costruzione di un muro al confine con fondi Ue.  In occasione della sua visita in Polonia ha dichiarato, da una parte, che le immagini al confine dimostrano “sino a che punto un regime autoritario, con cinismo assoluto e abietto, nega la dignità umana elementare” e dall’altra che è necessario – riferendosi alla costruzione del muro – chiarire “la capacità dell’Unione europea di fare prova di solidarietà o meno nei confronti dei Paesi di prima linea, al fine di proteggere le loro frontiere nazionali, che sono le frontiere dell’Unione”. Ci chiediamo quale sia la possibile sintesi tra la vita, i diritti e la dignità dei profughi e la strenua difesa – anche attraverso la costruzione di muri – dei confini.  

Ancora una volta la protezione dei confini, anche in evidente contrasto con le normative internazionali e comunitarie, viene anteposta alla protezione delle persone.

È urgente che sia concesso l’accesso, sia da parte delle autorità polacche che bielorusse, delle organizzazioni internazionale e umanitarie al confine per garantire un monitoraggio della crisi e la possibilità di portare un’assistenza umanitaria che non è più in alcun modo rinviabile.

La Polonia deve, inoltre dare piena attuazione agli obblighi di diritto comunitario e internazionale, garantendo la tutela dei diritti delle persone che sono al confine. In tal senso è centrale che la Commissione europea si opponga chiaramente alla costruzione di un muro al confine con fondi Ue per bloccare persone che intendono chiedere protezione.