Patto europeo su migrazione e asilo: mettiamo al centro i diritti perché sia un vero nuovo inizio

La Commissione Europea ha annunciato il nuovo Patto sulla migrazione e l’asilo, un atto importante che aspettavamo con impazienza, che permette di ripensare in chiave europea politiche migratorie che in questi anni hanno mostrato la fragilità del sistema d’asilo creato.  Un’opportunità che deve essere utilizzata per rilanciare il dialogo comunitario su questi temi e creare un nuovo vero inizio in tema d’asilo.

Pur apprezzando il tentativo di effettuare una riorganizzazione del sistema di gestione dell’immigrazione ed asilo nel suo complesso, con il tentativo di previsione di maggiori forme di solidarietà tra Stati Membri nella gestione del fenomeno migratorio, da una prima analisi del Patto emergono aspetti che suscitano forte preoccupazione e rispetto ai quali auspichiamo interventi sostanziali.

In primo luogo, l’introduzione di procedure di pre-entry screening e di frontiera, strettamente collegate alle politiche di rimpatrio. Tali procedure, da una parte non sembrano coniugarsi con il diritto individuale di chiedere asilo e con le necessarie garanzie procedurali sottese, e dall’altra, nella loro applicazione, potrebbero delineare uno scenario particolarmente critico per i Paesi di frontiera, con la probabile proliferazione di strutture hotspot di grandi dimensioni, ove i richiedenti asilo dovrebbero permanere forzatamente fino all’esito di queste procedure. Un modello, questo, che ha dimostrato negli anni gravi limiti e inumanità, come testimonia la drammatica cronaca proveniente dalle isole greche.

La gestione di flussi migratori “misti” presenta complessità che stanno mettendo sotto pressione il sistema d’asilo europeo, ma crediamo che la garanzia di eque procedure di protezione sia un punto non negoziabile per ogni riforma e modello di gestione.

In secondo luogo, l’annunciato superamento del Regolamento Dublino che nella forma presentata non introduce alcun meccanismo di ripartizione obbligatoria, ma che traduce la solidarietà in un sostegno o al ricollocamento, o a un rimpatrio “sponsorizzato” di quanti non otterranno asilo. Purtroppo questa proposta disattende le aspettative relative ad un nuovo meccanismo volto ad ampliare sia gli strumenti di solidarietà intrastatali che le possibilità di tutela dei richiedenti asilo, attraverso la valorizzazione dei loro legami familiari e culturali.

Infine, seppur nel Patto si ribadiscono la necessità di un maggiore coordinamento tra Stati Membri nelle attività di Search and Rescue, emerge chiaramente l’assenza dolorosa di una seria politica di salvataggio in mare e la “non previsione” di una Missione europea di soccorso e salvataggio.

Speriamo che su questo Patto si possa aprire un dialogo forte e consapevole in modo da non perdere un’opportunità di portata storica: ripensare il governo delle migrazioni in modo solidale, sostenibile e nel pieno rispetto dei diritti umani.

 

Foto in copertina TEAM HUMANITY