Naufragio al largo della Tunisia. CIR: senza alternative si attende la prossima strage

Il Consiglio Italiano per i Rifugiati – CIR è sgomento per l’ennesimo naufragio nel Mediterraneo. Al momento sono 34 i bambini, le donne e gli uomini che hanno perso la vita nel tentativo di arrivare in Italia. Partiti dalla Tunisia all’inizio di giugno, mai arrivati in Europa. Un numero purtroppo destinato ad aumentare nelle prossime ore.

In un mare dove i soccorsi sono sempre più difficili e le violazioni di ogni genere più frequenti non possiamo continuare ad assistere inerti a queste morti.

Il CIR chiede che sia ripristinata una missione di ricerca e soccorso nel Mediterraneo, che coinvolga i Paesi dell’Unione ora. Nel 2014 il nostro Paese ha portato avanti con orgoglio la missione Mare Nostrum che ha salvato migliaia di vite umane. Dalla sua conclusione nessuna risposta è stata all’altezza dell’impegno umanitario.

In un contesto in cui le navi delle ONG che sopperiscono all’assenza di soccorsi istituzionali vengono periodicamente ostacolate nella loro attività attraverso fermi amministrativi e sequestri, il numero dei decessi non può che aumentare.

Il CIR chiede inoltre che vengano rafforzati i canali di ingresso regolare in Italia e in Europa: corridoi umanitari, reinsediamento, visti di ingresso per lavoro.

Si tratta di strumenti di gestione delle migrazioni che porterebbe ad un reale cambio di rotta. Siamo stanchi di contare i morti nella grande fossa comune che il Mediterraneo è diventato” dichiara Valeria Carlini, portavoce del CIR.

Se non diamo opportunità alternative al mare, vuol dire che scegliamo di rimanere in attesa della prossima strage.